2 giugno 2013

IL LEGAME DI ATTACCAMENTO...

COSA È?
 
Questo legame viene definito da Bowlby nel 1969, psicoanalista e ideatore della teoria dell’attaccamento, come:
  • predisposizione biologica del piccolo verso chi si prende cura di lui e che è in grado di assicurargli la sopravvivenza;
  • motivazione primaria basata sulla ricerca di contatto e conforto quando il bambino si trova nelle situazioni di pericolo;
  • sistema che ha lo scopo di mantenere un equilibrio tra il bisogno di vicinanza ed il bisogno di esplorazione;
  • comportamento che serve alla sopravvivenza e che assicura per questo il successo riproduttivo.
L’attaccamento è parte integrante del comportamento umano per tutto l’arco della sua vita e che fin dall’ inizio è possibile la presenza di  “attaccamenti multipli” che variano. 

DIVERSI STILI DI ATTACCAMENTO
 
Bowlby, insieme a Mary Ainsworth psicanalista e sua collaboratrice, ha evidenziato l’importanza del ruolo della madre come “base sicura” dalla quale il bambino può allontanarsi per esplorare il mondo, sviluppare forme di relazione con gli altri membri della famiglia e con il mondo e poi tornare.
Dalla possibilità o meno di avere un rapporto con una madre che fornisce una base sicura, secondo gli autori, si strutturano i seguenti  legami di attaccamento:

  • 1) Stile Sicuro:  

Il bambino  ha fiducia nella disponibilità e nel supporto della figura di attaccamento in caso di pericolo o di situazione avverse, si sente così libero di poter esplorare il mondo.
Tale stile è promosso da una figura che si dimostra sensibile ai segnali del bambino, disponibile e pronta a dargli protezione nel momento in cui il bambino lo richiede.


L’adulto che ha sviluppato questo stile di attaccamento presenta le seguenti caratteristiche: sicurezza nell’ esplorazione del mondo, convinzione di essere amabile, capacità di sopportare distacchi prolungati, fiducia nelle proprie capacità e in quelle degli altri, un’immagine di sé positiva e affidabile e una visone dell’altro come altrettanto positivo e affidabile. 
  • 2) Stile Insicuro Evitante: 
 
Il bambino che presenta questo stile di attaccamento è convinto che in caso d’aiuto, non solo non incontrerà la disponibilità della figura di attaccamento, ma addirittura verrà rifiutato da questa.
 
Questo stile è strettamente legato ad una figura di attaccamento che respinge costantemente il figlio ogni volta che le si avvicina per la ricerca di conforto o protezione.

L’adulto che ha sviluppato questo stile presenta i seguenti tratti: insicurezza nell’esplorazione del mondo, convinzione di non essere amato, percezione del distacco come “prevedibile”, tendenza all’evitamento della relazione per convinzione del rifiuto, apparente esclusiva fiducia in se stessi e tendenza a non chiedere aiuto, immagine di sé positiva e affidabile e immagine dell’altro come negativo e inaffidabile.
  • 3) Stile Insicuro Ansioso Ambivalente: 
Il bambino che ha sviluppato questo stile di attaccamento non ha la certezza che la figura di attaccamento sia disponibile a rispondere ad una richiesta d’aiuto,  per questo motivo esplora il mondo in modo incerto, esitante, con ansia ed è incline all' angoscia da separazione.
Questo stile è strettamente connesso ad una figura che è disponibile in alcune occasioni ma non in altre e con la quale il bambino sperimenta frequenti separazioni, e talvolta subisce minacce di abbandono, usate come mezzo coercitivo.
Da adulto tenderà a presentare le seguenti caratteristiche: insicurezza nell’esplorazione del mondo, convinzione di non essere amabile, incapacità di sopportare distacchi prolungati, ansia di abbandono, sfiducia nelle proprie capacità e fiducia nelle capacità degli altri, immagine di sé negativa e inaffidabile ed immagine dell’altro come positiva e affidabile
 
  • 4) Stile Disorientato/Disorganizzato:
Main e Salomon nel 1986 hanno proposto questo quarto stile di attaccamento osservando alcune caratteristiche dei bambini che non rientravano nei tre stili precedenti.

I bambini con questo stile appaiono apprensivi, piangono e si buttano sul pavimento o portano le mani alla bocca con le spalle curve quando si ricongiungono ai genitori dopo una breve separazione.
Altri bambini disorganizzati, invece, manifestano comportamenti conflittuali, mentre si avvicinano ai genitori tendono a girare loro intorno ed altri ancora appaiono disorientati, sembrano essere congelati in tutti i movimenti e assumono espressioni simili alla trance.
Lo stile di attaccamento disorganizzato può manifestarsi anche nei bambini  che si avvicinano al care-giver  (figura di attaccamento) evitando il suo sguardo.
E' POSSIBILE CAMBIARE STILE D'ATTACCAMENTO?
Bowlby sempre nel 1969 definì “Modelli Operativi Interni” le rappresentazioni mentali che gli individui costruiscono nel corso dell’interazione col proprio ambiente. 

Essi permettono al bambino, e poi all’adulto, di prevedere il comportamento dell’altro, guidando le proprie risposte, soprattutto in situazioni di ansia o di bisogno.
Gli schemi interiorizzati del bambino, nei primi anni di vita, possono continuamente essere ridefiniti sulla base dei cambiamenti della realtà esterna e della relazione con la figura di attaccamento che muta con la crescita del bambino. 
Essi possono successivamente cambiare quando, ad esempio, un genitore cambia il suo atteggiamento nei confronti del figlio.
E IL PADRE CHE RUOLO SVOLGE?

La psicoterapia della Gestalt ha avuto il merito di evidenziare come la funzione paterna non sia solo secondaria e supportiva rispetto alla relazione madre- bambino ma sia significativa in quanto tale, essenziale e preziosa, densa  di valore.
Il padre partecipa infatti direttamente alla determinazione di un campo relazionale unico, che esiste anche grazie alla sua presenza. 
Non potrà esistere quella madre di quello specifico bambino senza quel determinato padre e allo stesso modo la relazione madre-bambino non sarà solo influenzata dalla presenza del padre ma sarà condizionata anche dalla funzione paterna.
Agli inizi degli anni Ottanta un gruppo di ricercatori di Losanna si focalizzò su un progetto che aveva lo scopo di osservare la famiglia come unità, in un'ottica finalmente triadica, introducendo per la prima volta il concetto di triangolo primario (Fivaz Depeursinge E., Corboz Warnery A.; 2000).
I ricercatori evidenziarono l’importanza della qualità della relazione triadica, che è migliore quando i tre:
 
·         si includono vicendevolmente nel gioco;
·         si attengono ai loro rispettivi ruoli;
·         sostengono un obiettivo condiviso;
·         restano in contatto.
 
CONCLUSIONI
E’ importante sottolineare come la teoria dell’attaccamento e le sue evoluzioni successive hanno il merito di aver sottolineato che l’individuo è un essere-in relazione, fin dalle prime fasi della sua vita e che la qualità delle relazioni, sia con la madre che con il padre, avrà una ricaduta nella costruzione dell’identità e nel modo di relazionarsi al mondo.
 
E’ inoltre fondamentale ribadire che gli individui elaborano le esperienze reali, interiorizzandole nel proprio specifico modo.
Le persone inoltre sono inserite in un contesto relazionale, in cui ogni membro interagisce con l’altro e può per questo, modificarne quindi anche le rappresentazioni interne.

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